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San Giovanni Gemini

L'origine del territorio di San Giovanni Gemini risale al 1451, anno in cui Federico Abatellis, conte di Cammarata, ottenne dal re Ferdinando il privilegio di edificare (jus aedificandi) nei suoi feudi. Nel 1507 fu concessa la licentia populandi che i Conti esercitarono in un luogo pianeggiante vicino Cammarata, al di là del fiume Turibolo.

Circa le origini storiche di San Giovanni Gemini le ipotesi sono tre: Si parla di Cammaratesi non graditi ai Conti, che banditi da Cammarata, si siano stabiliti a San Giovanni Gemini. Il bando era una forma di domicilio coatto che si infliggeva per delitti non gravi oppure per allontanare persone non gradite alle autorità del luogo. A ciò si potrebbero collegare le vicende che coinvolsero il conte Abatellis nella congiura contro i fratelli Imperatore, conclusasi con la condanna a morte di Federico II Abatellis, decapitato a Milazzo nel 1525. Quindi è possibile che qualche partigiano del Conte, per motivi politici sia stato bandito da Cammarata.

Una spiegazione possibile circa le origini di San Giovanni Gemini viene riportata da Padre La Pilusa e riguarda la frana avvenuta circa nel 1537, anno in cui a causa di un terremoto, franò la collina dove sorgeva il castello di Cammarata. Il castello fu riparato ma le abitazioni sul ciglio della rupe crollarono, è quindi possibile che le famiglie, che subirono le perdite peggiori, abbiano ottenuto dal Conte il permesso di costruire sul piano di San Giovanni che si estendeva dall'attuale chiesa di San Giuvannuzzo al viale Dionisio Alessi.

san giovanni gemini antica
fasi_di_costruzione_carro_di_gesù_nazare

Un'altra ipotesi sulle origini di San Giovanni Gemini, a parere di Monsignor De Gregorio, ha origine da un presunto popolamento delle campagne con un incremento spontaneo delle popolazioni che hanno dato origine prima ad un borgo, e a San Giovanni di Cammarata, poi. Nel 1587 Ercole Branciforte, conte di Cammarata, assegnò una piccola porzione di territorio al nuovo paese, e perciò da allora San Giovanni di Cammarata cominciò un'autonoma vita civile ed amministrativa. Nel 1878 per volere di alcune nobili famiglie, il paese assunse l'attuale nome e con l'attuale stemma. Lo stemma raffigura un leone rampante con le zampe mozze che coraggiosamente tiene alto il vessillo della nobile famiglia, in onore e in memoria di uno storico avo Obizzo, alfiere generale dell'esercito carolingio che nel 790 nonostante avesse subito, in battaglia, l'ambutazione delle mani, continuò a tenere alto lo stendardo del casato fino alla vittoria. Questo esempio di coraggio gli valse l'appellativo di "De Branchiis Fortibus" (Branciforti) ed il riconoscimento di parecchi feudi nel piacentino, da

CHIESA MADRE SAN GIOVANNI GEMINI
La chiesa madre 
Voluta dal duca Ercole Branciforti e realizzata con il concorso di tutta la popolazione e del suo Arciprete don Girolamo Vanni, risale ai primi del 600. Completata dopo il 1620 dall'arciprete don Girolamo Giambruno, nel 1645 vi fu  portata l'effige lignea di Gesù Nazzareno. La data del 1708 che si legge sull'architrave della porta principale indicherebbe l'anno in cui venne completata. La Chiesa è a tre navate lunghe 35 metri. La centrale larga 7,50 metri, presenta sullo sfondo, al centro del coro, un altare maggiore ricco di marmi preziosi. Otto sono le cappelle laterali. Molto interessanti dal punto di vista artistico gli stucchi presenti ai tre lati del Coro, sopratutto quello che raffigura le Marie e San Giovanni ai piedi del Nazzareno. Più volte restaurata è il centro religioso del paese

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